Cari lettori, con questo post firmato da Riccardo Mussato, talentuoso pianista ex allievo del nostro Liceo, si conclude il primo anno di vita del blog degli ex allievi, iniziativa di successo che proseguirà nel 2021. Rivolgendovi i più sinceri auguri di Buon Natale e l'auspicio di un Felice Anno Nuovo, vi lasciamo a questa piacevole lettura. Nel corso di un concerto emerge in tutta la sua dimensione l’anima del musicista che, suonando in pubblico, pone in luce una seconda essenza, quella della musica che interpreta, un sublime messaggio di Bellezza che diffonde quando fa rivivere quell’insieme di segni lasciati sulla partitura anche secoli prima dalla penna di un “artigiano”, magari malato, segnato da una guerra o ispirato da un dipinto, da un viaggio, da una relazione amorosa o direttamente da Dio.
Se per un verso l’artista interprete è a sua volta un “artigiano”, altrettanto valente, che usa mani, archi e ance per ricercare lungamente e produrre un bel suono, per altro verso egli è anche un grande intellettuale, che si pone domande, che cerca ispirazioni, che instaura parallelismi per comprendere e in seguito rielaborare l’idea del compositore, la sua personalità, la società in cui visse e la cultura di cui a sua volta era permeato: ecco la ragione secondo cui la musica sgorga dal più autentico amore per il sapere. Sebbene io mi dedichi agli studi del pianoforte da ormai 14 anni, ogni giorno, impegnato in un bellissimo quanto complesso percorso di perfezionamento artistico, mi ritrovo sempre più consapevole di quanto mi sia stato utile l’essermi applicato a fondo per carpire quella forma mentis, quella capacità di ragionamento, quello spirito di abnegazione e soprattutto quella curiosità verso la conoscenza e la pura estetica che solo l’impostazione tipica degli studi classici ha potuto donarmi. La musica, nel suo mondo apparentemente esclusivo, laddove sia colta nei suoi aspetti più profondi, mi avvicina agli altri mondi e agli altri campi del sapere, offrendomi una visione completa dell’esistenza. La musica è innanzitutto Scienza esatta, consistendo in un suono prodotto da una vibrazione fisica di un corpo, e se già Pitagora, 2500 anni fa, scoprì che due suoni che oggi definiamo con lo stesso nome rappresentavano il miglior accoppiamento possibile, è proprio in virtù di un rapporto fisico-matematico. La musica è Storia – non si potrà mai comprendere l’essenza di certe robuste sinfonie di Brahms senza immedesimarsi nella potenza della Grande Germania di Otto von Bismarck –, è Filosofia – il pensiero inquieto di Schopenhauer e Kierkegaard si riflette sullo struggimento che connota certa musica romantica –, è Letteratura – l’Ode alla Gioia, che si sente intonare in quell’universo trasformato in musica quale è la Nona sinfonia di Beethoven, è tratta nientemeno che da un componimento di Friedrich Schiller –, è Religione – si pensi all’elevazione di certi mottetti rinascimentali, alla profondità delle Passioni di Bach o al misticismo del vecchio abate Franz Liszt – e non bisogna dimenticare che è principalmente Arte – la musica di un autore raffinato come Claude Debussy si ricollega ad almeno quattro correnti artistiche differenti, quali il Preraffaellismo, l’Impressionismo, il Simbolismo e l’Astrattismo. Ma chi direbbe mai che un buon musicista dovrebbe aver studiato anche il Latino e il Greco? Se per affrontare la tanto temuta versione occorre svolgere un articolato lavoro di analisi testuale prima di avventarsi sul dizionario, parimenti, intraprendendo lo studio di una nuova opera musicale, è bene analizzare in tutti i suoi aspetti la musica che si vuole far rivivere, in senso letterale, allegorico e morale. Il pianoforte e tutti gli altri strumenti si suonano in molteplici e differenti modi: lo studio variegato delle lingue classiche mi ha stimolato nell’essere versatile ed eclettico nella tecnica e nell'interpretazione; ecco allora che a questo punto diviene di grande ausilio il ricorso ai ben noti collegamenti con le altre discipline, le stesse discipline cui mi riferisco durante una lezione-concerto o quando illustro il programma che propongo prima di un’esibizione. Il Latino e il Greco sono utili per essere migliori padroni della lingua italiana: essendo la vita del musicista anche una vita di relazione, diviene fondamentale la miglior cura dell’esposizione scritta e orale della nostra bellissima lingua, particolarmente grazie a costanti buone letture dei grandi classici di tutte le letterature, da quella greca a quella russa, rappresentative di un’inesauribile fonte di suggestioni. Come è importante conoscere l’Italiano, allo stesso modo è fondamentale la conoscenza delle lingue straniere: al Liceo, rinunciando a un’ora di Latino e a un’ora di Matematica a settimana, sono stato felice di aver potuto continuare a studiare il Francese affiancato all’Inglese, essendomi reso conto di come il mondo musicale parli molto la lingua dell’Esagono, oltre chiaramente al Tedesco, che ho iniziato ad approfondire. Come ben si può immaginare, il conciliare studi liceali e musicali non è stato semplice, particolarmente negli ultimi due anni, dunque dal momento in cui decisi definitivamente che quella sarebbe stata la mia strada per la vita. Mi era infatti richiesto un certo spirito di sacrificio: persino al termine dell’anno scolastico per me non era ancora tutto finito, dovendo ultimare la mia preparazione in vista degli esami estivi in Conservatorio. Tuttavia proprio lo studio della musica, come se avessi praticato sport a livello agonistico, mi ha condotto a una migliore organizzazione del tempo di cui disponevo: oggi, specie quando mi preparo per concorsi o per concerti nel corso dei quali mi trovo a suonare per oltre un’ora, mi è indispensabile programmare il mio lavoro quotidiano con largo anticipo. Mi ritengo un privilegiato per non aver mai incontrato ostacoli da parte dei miei insegnanti che, al contrario, si sono tutti sempre dimostrati molto interessati alle mie attività extrascolastiche. Ancora adesso, quando mi capita di esibirmi a Vercelli o nelle vicinanze, vedo con grande piacere la formazione di un gruppo di “fedelissimi” che non manca a neppure un concerto. Ricordo ancora con affetto il professor Pavese che, vedendomi leggermente agitato prima dell’orale del mio esame di Maturità, mi consigliò di pensare a una sonata di Beethoven che sapeva che stavo studiando in quel tempo, si trattava della Sonata Waldstein, e di immergermi nel suo spirito eroico per poi concludere “in tonica”, spronandomi dunque a terminare il mio percorso in maniera trionfante e nel contempo elegantissima. La musica non è mancata a quel colloquio, incentrato sul lato oscuro del mare, con un accenno alle stampe giapponesi che hanno ispirato la colorita opera orchestrale La Mer, del già citato Debussy, il Mallarmé o il Turner della musica. Un simile collegamento era quasi scontato da parte mia: anche in classe instauravo sovente collegamenti tra la musica e le altre discipline, evidenziando ancora una volta l’interdisciplinarità di questa grande Arte, la più nobile, affermava Nietzsche. Numerose sono state le occasioni in cui ho avuto il piacere di coinvolgere la musica nel nostro Liceo: si va dalla Notte nazionale del Liceo classico, per tutti l’Open Night, di cui ho curato il finale musicale per due edizioni, in una delle quali qualcuno mi ricorderà anche nell’inedita veste di “rapper”, si passa poi alle Peer education, era una grande emozione vedere la classe sempre piena e coinvolta negli approfondimenti e nelle riflessioni che proponevo; non posso dimenticare infine la realizzazione della colonna sonora per le rappresentazioni conclusive dei progetti di ricerca sulla figura di Camillo Cavour e sul mitico programma “Carosello”. Alla luce di tali bellissimi ricordi e riflessioni, appare evidente come la musica e la musica classica si possano e si debbano trasmettere in molteplici modi, e ciò si rivela irrinunciabile ai giorni nostri, al tempo dei quali la crisi culturale è purtroppo un dato incontestabile, talora anche più evidente nei piccoli contesti. È un fenomeno la cui ragione ancora non riesco del tutto a spiegarmi: non comprendo se ciò sia dovuto a una questione di mentalità più o meno aperta delle persone, alle condizioni economiche o semplicemente a problematiche di origine culturale. Eppure non conosco nessuno che non provi interesse verso la musica in generale. Io stesso ascolto svariati generi, perché anche il grande Rock, la Fusion, certa musica Pop, a suo modo anche il Rap, esprimono valori e comunicano messaggi, ogni volta diversi e talvolta di grande intensità. Grazie ai miei genitori, ho avuto la fortuna di ascoltare moltissima musica sin dalla mia infanzia: da un grande della canzone italiana come Lucio Battisti a grandi artisti come David Bowie, Eric Clapton e Pat Metheny. Allo stesso modo, la musica “storica”, benché possa sembrare strano, è un linguaggio universale, facilmente intuibile, apprezzabile ed elaborabile da tutti, ognuno secondo le proprie potenzialità e la propria sensibilità. La prima sfida si concretizza dunque nel reperire di volta in volta un accattivante sistema di sensibilizzazione all’ascolto, che consentirebbe a tutti di godere di una visione completa dell’universo musicale, nella sua purezza e autenticità. Ritengo che tale sensibilizzazione dovrebbe partire dalla scuola. Purtroppo il sistema di educazione musicale comunemente inteso nel nostro Paese non può che allontanare i ragazzi da questo mondo, cui essi rischiano di associare per sempre il suono stridulo del flauto diritto, invece di essere spinti con maggiore interesse ad esempio verso l’ascolto e il canto. La voce è lo strumento più naturale di cui l’essere umano dispone, è grazie al canto che il fanciullo può sentirsi più vicino alla musica ed è significativo come qualsiasi Maestro, dai primi approcci al più prestigioso perfezionamento, ribadisca periodicamente al proprio allievo l’importanza di saper far “cantare” lo strumento. Al pari di come si “canticchia” il motivetto ascoltato alla radio, in quasi tutta la musica classica si rinvengono motivi cantabili, spesso facilmente orecchiabili, così immediati da sembrare creati in maniera estemporanea, e ciò per il fatto che la musica è essenzialmente un’Arte libera, successivamente codificata ma in seno alla quale l’improvvisazione ha rivestito un ruolo fondamentale, dai Greci, a Bach, al Jazz. Personalmente ritengo di fondamentale importanza che si valuti quanto sarebbe determinante, nel percorso didattico liceale, l’insegnamento della Storia della musica, che dovrebbe concretizzarsi nuovamente in un ascolto attivo e partecipativo. Si parlerebbe così di una trattazione considerata nella sua interdisciplinarità, nella sua modernità, senza indugi in inutili tecnicismi, che ancora si leggono in alcuni programmi di sala ai concerti, questi ultimi talvolta interminabili. Più che di educazione musicale, si dovrebbe parlare appunto di “sensibilizzazione” musicale, che dovrebbe trovare la sua realizzazione anche al di fuori dei suoi naturali e ricorrenti contesti. Penso, a titolo di mero esempio, ai ristoranti, alle funzioni religiose, alle occasioni sportive, alle pubblicità televisive: del resto, ricordo molto bene il mio primo contatto con la musica, quando, a orecchio, riproducevo sulla mia prima tastiera-giocattolo i jingle delle réclame. È doveroso, a questo punto, ricordare che a Vercelli si incontrano molteplici occasioni per poter godere della miglior musica classica. La Camerata Ducale e la Società del Quartetto svolgono un’importantissima opera per la cittadinanza e hanno grande riguardo per i giovani musicisti, al pari della Scuola civica “Vallotti”, di cui sono stato allievo, e del Liceo musicale. La città è inoltre sede del concorso internazionale “Viotti”, teatro dei migliori pianisti e cantanti lirici emergenti al mondo. Occorre dunque ritrovare quel legame indissolubile tra l’uomo e la musica, legame che ancora una volta furono le Civiltà classiche a intuire per prime. Sin da Platone si è insistito sulla duplice funzione dell'Arte delle Muse, da un lato etica ed educativa e, dall’altro, estetica ed evocativa. La musica influisce sulle passioni dell’animo umano, come quando ci si trova innanzi alla Gioconda o al Partenone, alla Porta di Brandeburgo o alla Cappella Sistina. La musica insegna a conoscere noi stessi. La musica rappresenta un inno di forte speranza in questo momento segnato dal timore, dall’incertezza e dallo smarrimento. Non resta altro che uscire dalla caverna platonica e tentare un approccio di amore incondizionato verso la musica, dunque verso il Sapere… Sapere aude! Riccardo Mussato Dopo la maturità al Liceo classico "Lagrangia" di Vercelli nel 2017, si è diplomato in Pianoforte presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino, presso cui frequenta il ciclo biennale di perfezionamento. Appassionato di musicologia e premiato in concorsi nazionali e internazionali, si esibisce frequentemente in diversi contesti.
1 Comment
Marta Boccalini
22/12/2020 18:19:34
Un grazie a Riccardo, uno dei miei più cari ex- allievi, per aver condiviso con noi le sue riflessioni! Auguri per la tua carriera, ti seguirò come sempre! Un abbraccio!
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Ex allievi Liceo Classico “Lagrangia”Un blog per raccontare il Liceo Classico "Lagrangia" di Vercelli e quanti hanno trascorso nelle aule di via Duomo anni importanti della propria formazione. Storie, interviste, approfondimenti culturali e molto altro a cura dell'Associazione ex allievi. Archivi
Giugno 2021
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